Abbiamo sciato il Neri
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Siamo a maggio e probabilmente tanti stanno già pensando ad arrampicare, a sentire un po’ di caldo sul corpo e a mettere un po’ di colore sulla pelle bianca, dopo essere stata al coperto per mesi sotto i vestiti invernali e la tuta da sci.
Ma aprile e maggio sono anche i mesi delle grandi scialpinistiche, del firn e delle traversate sci ai piedi. Delle partenze in notturna e dei rientri in tempo per il pranzo. Sono i mesi in cui parti con gli sci sullo zaino e in scarpe da ginnastica, con tanta voglia di sciare e anche tanto cuore per le svariate ore di portage.
Ed ecco che questo desiderio di avventura accomuna sia noi che Marta e Diuz, che la pensano uguale. La roccia può aspettare ancora un attimo.
Come sempre l’organizzazione è quella dell’ultimo momento. Siete liberi? Combiniamo qualcosa? Uno sguardo al meteo praticamente vagliando tutto il nord Italia saltando dall’estremo ovest, passando per le alpi marittime, per poi finire nelle Dolomiti. “Qui promette bene, venite? Potremmo gasare un canalone Neri”. E così arriva la risposta di Diuz e Marta. “Noi partiamo, siamo gasati NERI.”
Saliti sul loro “Furlando” ci raggiungono a Cognola direttamente da Sestriere. Prima esperienza per loro in Dolomiti, e giusto per avere un vero “battesimo Eydalliniano” il piano è di risalire, per poi sciare, il canalone Neri. Forse il canale più estetico e famoso di tutte le Dolomiti. Si staglia imponente alla sinistra del Crozzon di Brenta e sbuca in cima alla Cima Tosa. 900 metri di canale, una linea dritta da cima a fondo.
Ieri nevicava in alto e abbiamo dunque la speranza di trovarlo con un po’ di poverella. Decidiamo comunque di aspettare un giorno, che tutto si assesti, usando questa giornata per l’avvicinamento. 1000m fino al bivacco invernale del Brentei. La giornata è splendida e ce la prendiamo con tutta calma, tra guadi del torrente (si, abbiamo sbagliato strada), e una buona dose di overweight sulla schiena tra sacco a pelo, fornelletto, cibo, più tutto il materiale necessario.
Saliamo dalla Val Brenta. Anche per noi è una novità, essendo sempre partiti da Vallesinella. Lo spettacolo che ci si apre davanti, sebbene già visto da un’altra prospettiva, è da togliere il fiato. Marta e Diuz ne sono estasiati e allo stesso modo anche Marco ed io.
Il Brenta con il suo mantello invernale non lo avevamo ancora visto, ed anche in questa stagione, non delude affatto.
Arriviamo al bivacco nel pomeriggio, accompagnati da un piacevole sole, giusto in tempo per mettere ad asciugare le cose per il giorno successivo, fare acqua, e goderci il tramonto in solitaria in questo angolo di Dolomiti che tanto ci piace.
Ridiamo e scherziamo, l’umore è alto e siamo tutti felici di essere qui. Prendiamo in giro Diuz per il suo purè di patate, scattiamo qualche foto, parliamo senza badare troppo al tempo. Saranno poi le nebbie a farci entrare nel bivacco e a mandarci a letto.
Usciamo dal bivacco che sta già albeggiando. Volgiamo subito lo sguardo al Neri. È lì che ci aspetta, nessuno ci ha anticipato, e tanto meno ha avuto la stessa idea.
La neve sotto ai nostri sci è dura, scaldata dal sole di ieri e perfettamente rigelata durante la notte. Sono le 7 e abbiamo i ramponi ai piedi pronti ad attaccare la conoide. Io mi tiro indietro, sapevo che avrei deciso all’ultimo momento. La speranza era di arrivarvi sotto e trovarlo ad un primo sguardo meno “ripido” rispetto a quest’autunno, ma ovviamente, non è così, ed il suo nome gioca imponente la sua parte nella mia mente. Io li aspetterò in fondo. Ci saranno altre occasioni e da lì il Neri non si muove. Voglio godermi la discesa, e non essere in ansia.
Saluto Marco, Marta e Diuz che invece gasati come non mai attaccano la conoide con un gran sorriso. Li osservo per un po’. Sono costretti a cambiare assetto varie volte poiché sprofondano ben oltre il ginocchio. La neve sembra bomba. Nel momento in cui ho deciso di non andare sapevo che me ne sarei pentita, e ovviamente così è stato. Continuo a seguirli con lo sguardo, fino a che non arrivano le nebbie. Io torno a dove abbiamo lasciato gli zaini e mi preparo un te caldo. Non appena le nebbie si alzano torno alla base della conoide e li vedo sbucare in cima, tre ore dopo averli salutati. C’è un po’ di attesa, ed uno scambio di messaggi tra noi per cercare di capire come è la visibilità nella parte bassa, avvolta nelle nebbie. Aspettano il momento migliore per scendere e godersi la sciata, che date le condizioni promette alla grande.
Non li vedo ma sento un urlo di gioia di Marco. Sono partiti e quel suono allegro sembra voler dire “la neve è una bomba”. In pochi minuti li vedo sbucare dalla strettoia.
Marta sicura e decisa, Diuz piega come se fosse in pista e Marco è leggero come sempre, con lui sembra tutto facile.
Li vedo arrivare con un mega sorriso a 32 denti.
Il Neri ha regalato grandi emozioni. Diuz dice di non aver mai trovato una neve così bella in un canale ripido. E tutti e tre ne contano una bella serie nel loro palmares.
Sono entusiasti, ed io pure, per loro.
Torniamo ai sacchi a pelo e a tutto il peso extra che abbiamo abbandonato prima dell’attacco della conoide.
La neve che prima era dura ha lasciato spazio ad un piacevole firn.
Conquistato il Neri in versione invernale nelle sue vesti migliori ora subentrano immediatamente altri obbiettivi:
- pianificare la prossima avventura
- andarsi a bere qualche meritata birra
- farci stare tutto nuovamente nello zaino.
Ps: l’ordine immediato delle priorità è stato invertito! Ma finiremo con spuntarle tutte e tre in un batter d’occhio!
Nda: per l’inizio della terza stagione di avventure abbiamo deciso di rinnovare i nostri buff, li trovate nello shop!
E se volete le fascette per legare gli sci, che vi aiuteranno ovviamente a migliorare la vostra performance 😜, le trovate sul sito dei nostro amici Marta e Diuz, www.skinsbelts.com
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