Norway | Fastdalstinden | Chapter 4/5

Dopo 3 gite fuori porta oggi è la volta del Fasdalstinden. Una montagna di 1200 metri sopra Lyngseidet dove i primi 120 metri di dislivello si possono rubare comodamente in macchina, e il team ringrazia.

Finora i ragazzi sono stati delle vere macchine da guerra. Si, perché oltre a non essere super allenati hanno anche un’attrezzatura che è molto lontana dall’essere light. Tranne Phil sono tutti dotati di uno sci da freeride tra il 100 e il 108 sotto il piede, attacco shift e scarpone da freeride. (Io gli avevo consigliato tutt’altro ;-)) A qualcuno potrebbe prendere un colpo solo all’idea di avere quel materiale in salita.

Partiamo a camminare con calma intorno alle 10,30 perché su YR danno una possibile finestra di bello intorno alle 14. Se i miei calcoli sono giusti, dovremmo scendere con il sole. 

Nel giro di un oretta siamo nel white out fino al punto di dover navigare con la traccia gps. Continuo a camminare nel bianco più totale con la speranza di arrivare in cima con il clear. Mentre saliamo incrocio una guida francese in discesa anche lui cellulare in mano. Tra me e me penso “dai che non sono l’unico coglione’’. Ahha

Arriviamo in cima alle 14 come da programma anche se potremmo essere ovunque. L’unica finestra che vedremo oggi è quella del nostro appartamento. Scendo a spazzaneve senza alcun riferimento. Ad un certo punto Gerry mi chiede “Marco come facevano una volta senza Gps?’’. Gli rispondo che semplicemente se ne stavano a casa. Ahah

Nonostante la visibilità inferiore allo zero, la neve è bella e i ragazzi con il mio riferimento riescono a fare qualche curva e sembrano tutti entusiasti di questa esperienza. Io un pò meno, ma fa piacere avere un gruppo cosi motivato che anche in una giornata come questa riesce a trovare del positivo.

Nella parte bassa entriamo nel bosco e la visibilità migliora. La neve è quella che vedete nei video quando i pro vanno a sciare in Giappone. L’unica pecca? Troppo corta. 

Preso dall’entusiasmo chiedo se hanno voglia di ripellare. Silenzio. Ok. Al quarto giorno immagino la stanchezza delle loro gambe. “Andiamo a bere delle birre”. 

English

After 3 day out of town today it’s the turn of Fasdalstinden. A mountain of 1200 meters above Lyngseidet where the first 120 meters of elevation can be stolen comfortably with the car, and the team is happy.

So far the group have been real war machines. Yes, because in addition to not being super trained, they also have equipment that is everything but light. Except for Phil they are all equipped with a freeride ski between 100 and 108 underfoot, shift binding and freeride boot. (I did not reccomed this gear;-)) Someone might be shocked just at the idea of ​​having that equipment uphill.

We start walking calmly around 10.30 because on YR they give a possible sunny window around 2. If my calculations are right, we should ski down with the sun.

Within an hour we are in the white out to the point I have to navigate with the GPS track. I keep walking in total white with the hope of getting to the top with the clear sky. As we go up, we meet a French guide skiing down who is also on his phone  I think to myself  “I’m not the only idiot”. Ahha

We get to the top at 2pm as scheduled even though we could be anywhere. The only window we will see today is the one of our apartment. I ski down snowplow without no reference. At one point Gerry asks me “Marco how did they do it without GPS?”. I reply that they simply stayed at home once. Haha

Despite the sub-zero visibility, the snow is beautiful and the guys with my reference manage to make a few turns and they all seem enthusiastic about this experience. Me a little less, but it’s nice to have such a motivated group that even on a day like this can find something positive.

In the lower part we enter the wood and the visibility improves. The snow is what you see in the videos when the pros go skiing in Japan. The only negative side? Too short.

Taken by enthusiasm, I ask if they want to go up again to ski this last bit….… Silence. Okay. On the fourth day I imagine the tiredness of their legs. “Let’s go drink some beers”. 

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