scialpinismo nei Balcani

Balcani 

Il nome “balkan” in turco significa “monte”. È una penisola dell’Europa orientale, a ovest ha il mare Adriatico, a sud ovest il mar Ionio, a sud il mar Egeo e ad est il mar Nero. Ah, a sud est c’è anche il mar di Marmara, di cui devo ammettere non ne conoscevo neanche l’esistenza.

Vi chiederete se in questo gruppo montuoso, con una latitudine che arriva molto più a sud della Puglia, nevichi. La risposta è “decisamente si”.

Partiamo il 6 febbraio con destinazione Pristina. La capitale kosovara ci accoglie con un bel -8 all’aeroporto. La prima bollita dell’anno incredibilmente arriva proprio qui, trascinando le sacche mentre cerchiamo la sede del car rental. Un ragazzo molto gentile ci accoglie nella hall di un hotel dove si respira una fastidiosa aria di sigarette. Eh già, qui si fuma ancora nei locali. Carichiamo le nostre cose in macchina e lasciamo il Kosovo per dirigerci in Albania, nella zona di Valbona.

L’Albania, il freddo, Andre e le frittelle

Passiamo la minuscola frontiera in un passo tra Kosovo e Albania con un poliziotto sorridente che ci augura buon viaggio salutandoci anche in italiano. Nel tragitto dall’aeroporto a Valbona il paesaggio è bellissimo, rurale. Attraversiamo dei paesini che, se non fosse per il groviglio indistricabile di cavi elettrici sui piloni, a prima vista potrebbero sembrare inglesi.

In lontananza si vedono le montagne verso cui siamo diretti, precisamente la zona dell’Albania del nord. Le cime sono innevate e rocciose, ricordano le Dolomiti. A vederle da lontano sembrano montagne severe, non di certo panettoni plaisir.

La temperatura che ci attende è la cosa più lontana dall’inverno che abbiamo avuto fino ad oggi. -17 e 50km/h di vento.

Bledi è il ragazzo proprietario della guesthouse dove siamo alloggiati. La cosa bella è che io e Marco abbiamo una camera solo per noi, la pecca è che la struttura ha a dir poco una temperatura glaciale. Il riscaldamento non funziona e, nella nostra camera, nemmeno l’acqua calda. Poco male, con una coibentazione casalinga (lo vedrete nel video) ed una stufetta fissata su “max”, il giorno dopo la situazione diventa più gestibile!

Se non ci ci scalda in camera ci si scalda però con la semplice bontà delle cene e delle colazioni. Frittelle da urlo, burro di malga (ci sono le mucche a pochi metri da noi), formaggio km 0, birre e risate con i ragazzi. Si perché due giorni prima di noi è partito anche Andre con un suo gruppo, con cui poi condivideremo con piacere tutte le gite. Andre è un amico e collega di Marco, con cui ha fatto il corso guide. In estate lo trovate al rifugio le Fonti, in valle dell’orco.

Anche nella stanza di Andre e dei ragazzi non c’è riscaldamento, ma almeno c’è un po’ di acqua calda, che finiremo per sfruttare anche noi 😉

Il cane

La prima gita in terra albanese decidiamo di farla sul monte Rosit, o, per diro in albanese, Maja (che vuol dire cima) Rosit. 

Qui tutte le gite hanno una cosa in comune: le faggete all’inizio del fondo valle. Bellissime da vedere e super fotogeniche con questi tronchi lisci, esili e longilinei. Il sole del mattino crea degli affascinanti giochi di luce e ombre. La nota negativa?! A tratti possono essere piuttosto fitte e ciò comporta sempre un po’ di sano ravanage iniziale, ma che è perfetto per scaldarsi.

Marco ed io siamo gli ultimi. Ci siamo fermati più volte a filmare e dopo 50 minuti per fare si e no 200 metri di dislivello sento qualcuno che respira alle mie spalle, o forse meglio dire, ai miei piedi. Mi giro e c’è una cagnolina nera che all’inizio ci deve aver seguito intimorita, appena ha percepito il nostro entusiasmo nel vederla ci ha fatto delle feste come se fossimo i suoi padroni che non vedeva da tempo. Cerchiamo di farla desistere dal seguirci, ma ogni tentativo è vano. Dopo un’altra ora di cammino è ormai palese che lei ci accompagnerà fino in cima. 

Salendo la faggeta si dirada e davanti a noi si apre una vallata magnifica. Già rimbomba nell’aria la parola “ripellata” 😉

Il panorama è stupendo, le vallate sconfinate, vergini, selvagge. Le cime intorno a noi sembrano inaccessibili. Il nostro primo obbiettivo di giornata è il colle alla base dell’ultimi 300 metri di salita prima del Rosit. Siamo in 8, più il cane! Arriviamo al colletto e purtroppo, guardando verso la cima, notiamo come il vento forte dei giorni precedenti l’abbia completamente rovinata. Il vento tra l’altro si fa ancora sentire abbastanza prepotentemente. Decidiamo di fermarci e di gustarci i 1350m saliti fino ad ora, che non sembravano affatto male! Ora si presenta anche il dubbio che ci ha accompagnati sin dall’inizio: “ma il cane, dovremmo caricarcelo, o correrà giù con noi”!? Marco vedendola tremante le mette il suo piumino e io condivido con lei il mio panino. Neanche il tempo di partire che lei ci fa vedere come non solo non dovremmo aspettarla, ma anche come si diverte! Tra me e me penso che “se è una brava scialpinista”, abbandonata e senza padrone, potrebbe diventare il “nostro” cane..

La discesa è spaziale. Andiamo a cercarci la neve soffice tra una valletta e l’altra. Il gruppo guarda partire il primo, e a sentire gli urletti di godimento da polvere chi aspetta inizia a fregarsi le mani mentre da sotto il buff escono già i sorrisi di chi sa cosa gli aspetterà.

Inutile sottolineare che ripelliamo. Entusiasmo tanto e gambe fresche. Anche la seconda discesa è super. Ripercorriamo la faggeta ormai con la luce del tramonto, per poi tornare alle nostre macchine nell’ombra del pomeriggio. Il fondo valle è abbastanza protetto dalle cime circostanti e, appena il sole se ne va, riaprono il freezer e le temperature tornano belle croccanti.

Siamo tutti felici, ed il cane ancora scodinzolante al nostro fianco. Non da segno di volerci lasciare. Penso che il nostro bagagliaio è libero e che a casa abbiamo un bel giardino. Provo ad invitarla a salire, siamo al primo giorno della nostra avventura e chissà che non decida di volerci seguire fino in italia..

Il vallone 

Andre ed i suoi ragazzi hanno adocchiato un vallone il primo giorno che siamo arrivati. Al terzo giorno decidiamo di avventurarci tutti su di la. Non so se ci siamo già abituati alle faggete ma questa sembra lasciarci un po’ più di respiro!

Ambiente bellissimo ed una quantità di neve che non immaginate. Anzi, proprio l’ingente quantità di neve (il bastoncino è entrato come ridere in tutta la sua lunghezza) ci fa un attimo dubitare. Ci fermiamo e Marco ed Andre valutano attentamente la situazione. Facciamo 2 test di slittamento. Il manto nevoso viene valutato come stabile e quindi proseguiamo. 

La gita non ha un nome poiché, anche oggi, non arriveremo in cima bensì ad un colletto all’uscita di un breve ma ripido canale.

Mettere gli sci nello zaino e salire a piedi gli ultimi metri gasa un po’ tutti, peccato però che, a parte Marco ed Andre, abbiamo anche dovuto ridiscenderlo a piedi questo canale, in quanto la neve non era delle più facili. Ciò ci ha fatto perdere un po’ di tempo ma comunque spesso “non c’è un male che non sia bene”, e anche questa volta la perdita di tempo si trasformerà un timing perfetto per godere di una neve incredibile nell’altra parte della discesa. 

Possiamo con certezza dire che ad oggi questa è stata la sciata più bella della stagione! 

C’è la corsa a scegliere la linea con la neve non toccata da dal compagno che ci precede. Quasi dispiace dirlo, ma gioco facile qui 😉

Marco pilota il drone mentre noi disegniamo le nostre tracce. 

Altra avventura da 8 ore! Scendiamo felici con la luce del tramonto tra i pillow finali.

Ultima gita in terra albanese per noi, direi che ce ne andiamo con tanta soddisfazione nello zaino e molta voglia di tornare per scoprire altre vallate!

Prizren

Prizren è la nostra base per le giornate in Kosovo. Ci dicono essere una delle città più turistiche e visitate. Arriviamo di sera, il centro già ci piace. Abbiamo un hotel nella parte storica che ci fa sentire subito a nostro agio! Incredibile lo stupore di fronte ad una stanza con riscaldamento acceso e con l’acqua calda! Ecco come tornare ad apprezzare ciò che nella quotidianità diamo sempre per scontato.

A cena festeggiamo e ci compiacciamo per la gita appena portata a casa nel “vallone dei sogni”.

La compagnia con i ragazzi è allegra e gioiosa. Mangiamo di tutto, quasi fa strano ordinare e dover decidere invece che aspettare che Bledi riempia la tavola con menù a sorpresa.

Per vedere le montagne da Prizren dobbiamo guidare una trentina di minuti. Direzione Prevalla. Un passo con una serie infinita di possibilità di salite. Qui il paesaggio cambia, le cime non sono più rocciose bensì panettoni dai fianchi più o meno ripidi. Scegliamo una gita che parte poco oltre il passo. L’inizio del sentiero sembra un luogo fatato. Si si, fatato. I faggi sono ancora pieni di neve sui rami, la luce vi filtra attraverso e ai nostri piedi una trentina di cm di neve fresca. Temperature sempre da inverno “vero”.

Appena sbuchiamo nella parte alta un vento piuttosto fastidioso ci accompagnerà quasi fino alla cima, dove si calmerà giusto il tempo di farci fare una dronata sulla crestina finale. La sciata non è paragonabile a quella del vallone ma comunque divertente. In questa zona meno protetta e più aperta il vento ci ha messo del suo per rovinare la neve caduta nelle settimane precedenti.

Torniamo alla macchina contenti. Siamo alla quarta gita di fila e le gambe un pelino iniziano a farsi notare.

Al passo ci fermiamo attratti dai barattoli di miele delle bancarelle per strada. Ci hanno detto essere una zona famosa per le api. Ma ciò che ci attrae ancora di più è una sorta di campetto scuola, dove persone indossanti dei jeans (con un freddo becco) provano a sciare calzando dell’attrezzatura da sci che spopolerebbe ad un mercatino vintage. Prendiamo delle slitte per fare una gara sul campetto. Basta poco per emozionarsi. Di nuovo, e ancora!

I ragazzi

Fra, Pietro, Tommy, Marti, Lucy e ovviamente Andre. Siamo felici di aver condiviso, più o meno casualmente, con loro questo viaggio. Aneddoti da raccontare e ricordare in soli 5 giorni ce ne sono tanti! Dalla cotognata di Pietro e Tommy alla foto sempre bomba e sempre con la Marty, ai metri di preparazione fatti da Lucy prima di questo viaggio (quali?), alle curve di un Fra scatenato ed un Andre gasato quanto tutti loro.

Oltre a tutto il divertimento e le sane risate che il gruppo ha portato, come per la Turchia, là fuori non essere completamente soli è mentalmente molto più rassicurante.

Ultimo giorno

Il volo di rientro è la sera da Tirana, dobbiamo attraversare per la terza volta la frontiera. Ci sarebbe stato tempo per un’ultima veloce gita ma decidiamo di fare i turisti a Prizren, cittadina bellissima dove moschee e chiese si affiancano. Locali moderni e baretti storici. Sicuro non ce la dimenticheremo grazie anche ai suoi dolci locali. Penso che Marco li abbia assaggiati letteralmente tutti.

Ci sono tante cose che ci rimarranno impresse di questo viaggio. Dal freddo pungente alla gentilezza delle persone che abbiamo incontrato. I metri di neve e le vallate selvagge. Il cibo ma soprattutto il pane e le focacce. Tanti motivi per tornare e per organizzare una seconda avventura nei Balcani!

Disclaimer: il primo posto dove siamo stati in Valbona che era gelido e senza riscaldamento stava facendo dei lavori per costruire una nuova struttura affianco. Ci sembrava poco carino chiedere se era un freddo becco a causa dei lavori o se in realtà era sempre così, quindi non lo sappiamo!

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